Sono nel mio letto e mi devo alzare. In verità non ho un motivo preciso per smettere di stare al caldo sotto le coperte, dal momento che quasi alla soglia dei 31 ho perso un lavoro, finito una convivenza e affrontato per la prima volta una colica renale.
Va beh, diciamo che il 2017 non é stato un anno così entusiasmante come invece gli oroscopi preannunciavano… sarà per la prossima volta.
Poi c’é l’ansia che arriva dal sociale: quella che a 30 anni guai a non essere inquadrato, guai a non avere uno straccio di relazione, guai a non sapere esattamente dove stai andando.
Mollatemi. Ho ancora il braccio dolorante della flebo di antidolorifico e la paura che riparta la colica tutta di un colpo.
Vista da fuori la scena di me al pronto soccorso era un po’ quella di un possibile parto, con me sdraiata sul lettino che mi contorcevo dal dolore, al mio fianco il mio ormai ex, che gentilmente mi ha accompagnato al pronto soccorso, e che ad ogni suo tentativo di calmarmi, la mia inesorabile richiesta di fare silenzio: “ssssh!!! sta zitto, DEVI STARE ZITTO!!!” Cercando di tenere una respirazione che mi agevolasse nel sopportare il dolore, mi venne in mente il famoso titolo del film: “Pensavo fosse amore, invece era un calesse” che adattata alla mia situazione sentimentale trascorsa suonava così: “Poteva essere un parto, invece é una colica”. Si dice infatti che il dolore di una colica renale sia più o meno quella di un parto. Non ho ancora provato cosa si prova a partorire, ma ho preso la consapevolezza che se mai succedesse, epidurale assicurata!
Eh, niente, ora come ora la vita mi é andata di traverso. E’ vero, dicono che sia tutto un discorso di alti e bassi e l’importante é rimanere a galla, ma sti cazzi, io mi sento sempre nella gola dell’onda.
E’ così che riguardo le foto del passato: dove sono andata a finire?
Dove ritrovo la forza per riprendermi le mie risorse e svoltare?
Ci vuole musica… allora accendo spotify, clicco sulla cartella “Life Sucks” e lascio andare le canzoni una dopo l’altra nel bel mezzo di un’ipotetica meditazione.
Ad un certo punto parte Jason Mraz mi canta “I won’t give up”
Mi ricordo di me sul bus n°1 di Londra mentre guardavo fuori dal finestrino e ascoltavo la stessa canzone.
Hai ragione Jason Io non mollerò:
“Quando guardo dentro i tuoi occhi
E’ come vedere il cielo di notte
O una bellissima alba
C’è così tanto che stringono
E proprio come le vecchie stelle
Vedo che ne hai fatta tanta di strada
Per essere qui esattamente dove sei
Quanti anni ha la tua anima?”
La mia anima rimane giovane e speranzosa…
“Un uomo é vecchio solo quando i rimpianti, in lui, superano i sogni”